1) Per motivi religiosi questi dieci giorni furono collocati in date diverse: al 29 e 30 di gennaio, agosto e dicembre, al 26 aprile, al 29 di giugno, settembre e novembre; per l’anno bisestile al 24 febbraio, che aggiungendosi al VI kal. Mart. formò il bis sextum kal. Mart. (donde il nome italiano); cf. STERNKOPF 1895 b, 718-721. Per la struttura dell’anno e il carattere dei giorni nel calendario romano del sec. I a. C. cf. MICHELS 1967; LINTOTT 1968.

 

 

 

 

 

 

2) Questo computo, risalente a Sosigene, astronomo greco di Alessandria, comporta un eccesso di 11’14" rispetto alla durata effettiva dell’anno solare, che è di 365 d. 5 h. 48’ 46". A tale errore del calendario giuliano pose rimedio la riforma gregoriana del 1582. Ma già gli astronomi greci Callippo nel sec. IV a. C. e Ipparco nel sec. II a. C. avevano redatto un calendario assai più preciso. Per i vari problemi cronologici cf. MOMMSEN 1859; BICKERMAN 1968 (in particolare 43-49).

 

 

 

 

 

 

3) Cf. GINZEL 1911, 2, 241-253; 270.

 

 

 

 

 

 

4) Sono registrati i principali risultati pubblicati a partire dalla seconda metà del secolo scorso: LE VERRIER 1866, 2, 521-552 = 1887, 2, 345-418; MATZAT 1883; UNGER 1884, 745-765; SOLTAU 1889; HOLZAPFEL 1885; BRIND’AMOUR 1983; negli ultimi quattro le datazioni coincidono da marzo 54 a gennaio 45. Nonostante la difesa di LE VERRIER 1866 in GRIMAL 1967 e CARCOPINO 1990, qui è stato adottato il computo di HOLZAPFEL 1885, accettato da GROEBE 1906, 761-763 e integrato per gli anni 70-66 desumendo da MARINONE 1950, 39-40. Per la differenza di un giorno nel computo degli anni 45-44 cf. MATZAT 1883; HOLZAPFEL 1885; HOLMES 1912; HOLMES 1920.

 

 

 

 

 

 

5) La cronologia del processo di Verre suggerisce come altamente probabile l’inserimento dell’intercalare nell’anno 70, nonostante la sua presenza normale nel successivo anno 69. Occorre peraltro supporre che si sia voluto ovviare ad omissioni negli anni precedenti: fatto assai verosimile se pensiamo agli eventi che turbarono la vita romana tra il 74 e il 70 a. C. Ma troppo incerta è la nostra conoscenza sull’avvicendamento degli intercalari per concludere in modo definitivo. Cf. MARINONE 1950, 39; RAMBAUD 1976; BRIND’AMOUR 1983, 77-78.

 

 

 

 

 

 

6) Cf. GROEBE 1906, 780-825. Per l’A. 46 si ammettono tre mesi intercalari: uno "normale" introdotto dopo febbraio e due "straordinari" dopo novembre per complessivi 67 giorni, distinti in intercalaris prior (cf. fam. VI, 14, 2) di 29 giorni e intercalaris posterior di 38 giorni. Per le discussioni in merito si rimanda, oltre che ai lavori citati in nota 4, a MATZAT 1888; HOLZAPFEL 1890; BEAUJEU 1976, 13-32; CARCOPINO 1990, 547-550.