Criminali di provincia : la ” Pro Cluentio ” di Cicerone

Autore: Narducci, Emanuele
Titolo: Criminali di provincia : la ” Pro Cluentio ” di Cicerone
Rivista/Miscellanea: in: Eloquenza e astuzie della persuasione in Cicerone : atti del V Symposium Ciceronianum Arpinas : Arpino 7 maggio 2004 / a cura di Emanuele Narducci, XI, 72
Luogo edizione: Firenze
Editore: Le Monnier
Anno edizione: 2005
Pagine: 42-55
Parole chiave: Droit - Diritto - Law, Éloquence - Eloquenza - Eloquence, Rhétorique - Retorica - Rhetorics
Descrizione: [Comment] Questo articolo costituisce l'introduzione ad una nuova edizione della Pro Cluenzio. L'autore, riportando una nota di Leopardi sulla disparità tra l'eloquenza antica e moderna, analizza la tecnica retorica ciceroniana nell'orazione sopracitata; in particolare, egli si concentra sulla raffinatezza retorica e stilistica, attraverso l'analisi di passi del testo latino, impiegata da Cicerone per distrarre la giuria dai crimini del suo assistito. La vicenda originaria viene riportata approfonditamente da Narducci, per tracciare il contesto politico e sociale nel quale Cicerone si trovava a difendere Cluenzio. L'analisi di Narducci mette in luce non solo l'abilità dell'Arpinate nel “gettare polvere negli occhi dei giudici” – cosa che lo stesso Cicerone ammetteva di aver fatto – ma ricerca anche l'armonia tra lo stile di Cicerone, elaborato ai limiti dell'asianesimo, e il complicato e scabroso intreccio tra Sassia, la spregiudicata madre di Cluenzio, il disonesto patrigno Oppianico e lo stesso Cluenzio, anch'egli personaggio ambiguo. Quanto più la trama si infittisce e si confonde, tanto più l'abilità di Cicerone, che pur difendeva un uomo senza dubbio implicato in faccende poco pulite, cresce, fino a portare all'assoluzione del suo cliente. Inoltre lo stile composito e articolato, secondo l'autore, contribuisce a creare un quadro dell'ambiente sociale e politico in cui Cluenzio e gli altri personaggi si muovevano, cioè quello di una città reduce della violenta dominazione sillana, all'interno della quale si delinea un'aspra critica morale all'ipocrisia delle famiglie romane. Concludendo, Narducci porta a sostegno della sua tesi altri celebri esempi: riconduce la ricostruzione della vicenda, fatta da Cicerone a beneficio dei giudici, a noti esempi tragici, come Fedra e Giocasta, paragonate implicitamente a Sassia; Oppianico e Sassia vengono dipinti come improbi e empi, tanto che, come Edipo cacciato da Tebe, risultano quasi portatori di una piaga, allontanati da tutti. [Mafalda Dantonio]
Opere:
Sigla autore: Narducci 2005