Autore: Borgo, Antonella
Titolo: Clemenza dote divina : persistenza e transformazione di un tema da Cicerone a Seneca
Rivista/Miscellanea: "Bollettino di studi latini", XX
Anno edizione: 1990
Pagine: 360-364
Descrizione: [EdC] [Comment] Il presente contributo esamina la nozione di clementia tra Cicerone e Seneca. NelDe clementia Seneca invita il princepsarisparmiare i cittadini per ottenerne il consenso e per rinsaldare, di fatto, il potere governativo; in seguito aggiunge che un atteggiamento, se improntato alla clemenza, "avvicina più di ogni altro agli dei" (p. 361). Simili considerazioni, secondo l'A., erano già presenti nella prospettiva propagandistico-utilitaristica della Pro Ligariodi Cicerone, in particolare in 12, 37-38, ma con importanti differenze: in primo luogo Seneca impiega i termini che afferiscono all'area semantica dellaclementia e del perdono e i verbi comeignosco, condono,servo,conservo(che appare solo in Cicerone, mai nel trattato senecano) secondo il senso più strettamente morale; Cicerone li adopera, invece, nella loro accezione più giuridica e pragmatica. In secondo luogo, Cicerone accentua "l'aspetto volontaristico dellaclementia" (p. 362) di Cesare, grazie alla quale il dittatore potrà raggiungere lapopularitas, detenendo un potere eccezionale; Seneca, al contrario, definisce la clementia non come un atto straordinario, ma come la virtù che il principe dovrebbe mostrare abitualmente nella sua prassi di governo.
Sigla autore: Borgo 1990
Titolo: Clemenza dote divina : persistenza e transformazione di un tema da Cicerone a Seneca
Rivista/Miscellanea: "Bollettino di studi latini", XX
Anno edizione: 1990
Pagine: 360-364
Descrizione: [EdC] [Comment] Il presente contributo esamina la nozione di clementia tra Cicerone e Seneca. NelDe clementia Seneca invita il princepsarisparmiare i cittadini per ottenerne il consenso e per rinsaldare, di fatto, il potere governativo; in seguito aggiunge che un atteggiamento, se improntato alla clemenza, "avvicina più di ogni altro agli dei" (p. 361). Simili considerazioni, secondo l'A., erano già presenti nella prospettiva propagandistico-utilitaristica della Pro Ligariodi Cicerone, in particolare in 12, 37-38, ma con importanti differenze: in primo luogo Seneca impiega i termini che afferiscono all'area semantica dellaclementia e del perdono e i verbi comeignosco, condono,servo,conservo(che appare solo in Cicerone, mai nel trattato senecano) secondo il senso più strettamente morale; Cicerone li adopera, invece, nella loro accezione più giuridica e pragmatica. In secondo luogo, Cicerone accentua "l'aspetto volontaristico dellaclementia" (p. 362) di Cesare, grazie alla quale il dittatore potrà raggiungere lapopularitas, detenendo un potere eccezionale; Seneca, al contrario, definisce la clementia non come un atto straordinario, ma come la virtù che il principe dovrebbe mostrare abitualmente nella sua prassi di governo.
Sigla autore: Borgo 1990