Autore: Pernot, Laurent
Titolo: I paradossi della teatralità retorica in Cicerone
Rivista/Miscellanea: in : Lo spettacolo della giustizia. Le orazioni di Cicerone, a cura di G. Petrone e A. Casamento, Palermo 2006
Anno edizione: 2006
Pagine: 13-28
Parole chiave: Rhétorique - Retorica - Rhetorics
Descrizione: L’A. affronta il tema del rapporto tra retorica e teatro attraverso l’analisi di tre brani del De oratore nei quali il riferimento al teatro, sebbene non esplicito, risulta tuttavia facilmente individuabile grazie anche al confronto con altri testi. Il primo brano (de orat. III 213) è incentrato sull’aneddoto di Demostene che, a chi gli chiedeva quale fosse l’elemento principale dell’oratoria, rispondeva ponendo al primo, al secondo e al terzo posto l’actio; leggendo il testo accanto ad analoghe testimonianze dello Pseudo-Plutarco e di Quintiliano, si evince – in modo ancora più esplicito di quanto non avvenisse in Cicerone – il legame con gli attori di teatro. Il secondo passo esaminato (de orat. II 124) è relativo alle parole di Crasso che ricorda il famoso episodio in cui Antonio, difendendo Manio Aquilio, ne strappò la tunica per mostrare ai giudici le cicatrici del suo petto al fine di suscitarne pietà e simpatia. Anche in questo caso, la lettura in parallelo di Quint. inst. II 15, 7-9, che racconta un analogo aneddoto a proposito di Iperide e della cortigiana Frine, cui venne denudato il bellissimo corpo, veicola il messaggio che “lo spettacolo giunge in aiuto al discorso”, e che anzi lo spettacolo stesso si sostituisce al discorso. Dal terzo e ultimo brano (de orat. III 195) emerge l’importanza attribuita dall’oratore al giudizio della folla. Il rilievo dato da Cicerone alla dimensione “spettacolare” è dunque molto più forte di quanto non possa apparire a una prima analisi, probabilmente perché la sua stessa pratica della retorica gli aveva permesso di constatare la potenza dell’elemento spettacolare e teatrale tramite un sapiente uso della gestualità, specialmente quella ad alto contenuto patetico ed emozionale. A Ho ripreso e rielaborato qui la parte iniziale (96) della recensione di Flaviana Ficca al volume miscellaneo curato da Petrone e Casamento («Rhetorica» 28.1, 2010, 96-100). [FrMa, Mantelli 2020, p. 222]
Opere:
Sigla autore: Pernot 2006
Titolo: I paradossi della teatralità retorica in Cicerone
Rivista/Miscellanea: in : Lo spettacolo della giustizia. Le orazioni di Cicerone, a cura di G. Petrone e A. Casamento, Palermo 2006
Anno edizione: 2006
Pagine: 13-28
Parole chiave: Rhétorique - Retorica - Rhetorics
Descrizione: L’A. affronta il tema del rapporto tra retorica e teatro attraverso l’analisi di tre brani del De oratore nei quali il riferimento al teatro, sebbene non esplicito, risulta tuttavia facilmente individuabile grazie anche al confronto con altri testi. Il primo brano (de orat. III 213) è incentrato sull’aneddoto di Demostene che, a chi gli chiedeva quale fosse l’elemento principale dell’oratoria, rispondeva ponendo al primo, al secondo e al terzo posto l’actio; leggendo il testo accanto ad analoghe testimonianze dello Pseudo-Plutarco e di Quintiliano, si evince – in modo ancora più esplicito di quanto non avvenisse in Cicerone – il legame con gli attori di teatro. Il secondo passo esaminato (de orat. II 124) è relativo alle parole di Crasso che ricorda il famoso episodio in cui Antonio, difendendo Manio Aquilio, ne strappò la tunica per mostrare ai giudici le cicatrici del suo petto al fine di suscitarne pietà e simpatia. Anche in questo caso, la lettura in parallelo di Quint. inst. II 15, 7-9, che racconta un analogo aneddoto a proposito di Iperide e della cortigiana Frine, cui venne denudato il bellissimo corpo, veicola il messaggio che “lo spettacolo giunge in aiuto al discorso”, e che anzi lo spettacolo stesso si sostituisce al discorso. Dal terzo e ultimo brano (de orat. III 195) emerge l’importanza attribuita dall’oratore al giudizio della folla. Il rilievo dato da Cicerone alla dimensione “spettacolare” è dunque molto più forte di quanto non possa apparire a una prima analisi, probabilmente perché la sua stessa pratica della retorica gli aveva permesso di constatare la potenza dell’elemento spettacolare e teatrale tramite un sapiente uso della gestualità, specialmente quella ad alto contenuto patetico ed emozionale. A Ho ripreso e rielaborato qui la parte iniziale (96) della recensione di Flaviana Ficca al volume miscellaneo curato da Petrone e Casamento («Rhetorica» 28.1, 2010, 96-100). [FrMa, Mantelli 2020, p. 222]
Opere:
Sigla autore: Pernot 2006