Les origines romaines de l’idée de tolérance

Autore: Michel, Alain
Titolo: Les origines romaines de l’idée de tolérance
Rivista/Miscellanea: "Revue des études latines", XLVIII
Anno edizione: 1970
Pagine: 433-459
Parole chiave: Philosophie - Filosofia - Philosophy, Politique - Politica - Politics, Religion - Religione - Religion
Descrizione: [EdC] [Comment] L'A., in una prospettiva definita "transhistorique" (p. 434), analizza la nozione di "tolleranza religiosa" a partire dalle sue origini romane, passando attraverso gli sviluppi filosofici che dal Cristianesimo giungono fino alla filosofia illuministica. L'articolo ha perciò una struttura bipartita: una prima sezione è incentrata sulla concezione di tolleranza quale si riscontra nel pensiero romano e soprattutto ciceroniano; una seconda sezione parte dai presupposti elaborati da Cicerone per toccare brevemente la "fortuna" di tale concetto presso autorevoli personaggi, come Jean de Salisbury, Nicolas de Cues, Erasmo da Rotterdam e, nell'ambito filosofico settecentesco, Montesquieu e Rousseau. Autori del calibro di Terenzio, Orazio, Seneca e Marco Aurelio sono menzionati solo di passaggio, sottolineando il loro contributo in rapporto ad un'idea di tolleranza che, ad esempio, in Orazio si specifica nell'opposizione al rigorismo stoico (Satira I, 3) e in Seneca nell'elaborazione di un trattato politico e allo stesso tempo parenetico, il De clementia. Invece, l'attenzione dedicata a Cicerone, che occupa sostanzialmente la prima parte del presente studio, si propone di esaminare il concetto di tolleranza attraverso alcune opere dell'oratore: la Pro Murena ove l'uditorio, in particolar modo Catone, è invitato a essere per l'appunto "tollerante" nei confronti dei difetti di Murena, il De legibus (I, 39 ss.) in cui la dottrina platonica, che stabiliva pene severe per gli empi, è diretta verso una maggiore tolleranza, una maggiore mitezza nel predisporre i castighi. L'A. intravede in questo processo l'influenza della filosofia di Carneade, della sua teoria della conoscenza e della coscienza, due concetti estremamente legati, dal momento che la coscienza non è altro che "la connaissance que prend l'esprit de ses propres fautes"(p. 439). Di qui la rielaborazione ciceroniana: se ogni uomo può dimostrasi tollerante nei confronti di chi pecca, non può fare altrettanto nei confronti di se stesso, nei confronti della sua coscienza morale, l'unica vera depositaria della gravità delle sue colpe
Opere:
Sigla autore: Michel 1970