Autore: Pierini, Degl’Innocenti, Rita
Titolo: Modelli etici e società da Cicerone a Seneca
Rivista/Miscellanea: Citroni, Mario (a cura di), Letteratura e civitas. Transizioni dalla Repubblica all’Impero. In ricordo di Emanuele Narducci
Luogo edizione: Pisa
Editore: Edizioni ETS
Anno edizione: 2012
Pagine: 211-230
Parole chiave: Héritage - Fortuna - Legacy, Philosophie - Filosofia - Philosophy
Descrizione: [EdC] [Comment] Il presente contributo è inserito nella raccolta dedicata alla memoria di Emanuele Narducci "Letteratura e civitas. Transizioni dalla repubblica all’impero". Riecheggiando volontariamente nel titolo il noto volume di Narducci "Modelli etici e società. Un’idea di Cicerone" (Pisa, 1989), l’A. si propone di esaminare la sopravvivenza del sistema di valori ciceroniano, studiato da parte del collega scomparso, nella produzione letteraria successiva. In particolare il De officiis rappresenta il termine di confronto attraverso il quale l’A. valuta l’evoluzione di "un’estetica del decorum" e la necessità di un modello di comportamento ordinato e regolato secondo un preciso galateo. La teoria morale di Cicerone è inoltre ereditata dai poeti augustei: la mediocritas oraziana è in un certo senso associata "al raffinato esercizio del buon gusto, all’urbanitas che Cicerone teorizzò nell’opera sui doveri" (p. 215) e, in secondo luogo, l’opposizione ovidiana tra urbanitas e rusticitas sembra aver recepito la lezione ciceroniana di un galateo di comportamento, questa volta applicato alla società elegante e raffinata di cui Ovidio si erge a rappresentante. La parte conclusiva del capitolo (pp. 217-229), infine, è incentrata sulla ricezione dell’etica del De officiis nella produzione senecana. L’Ad Polybium risente di echi ciceroniani (de off. II, 44) nella misura in cui il liberto non può dare pieno sfogo al lutto per ottemperare al decorum della sua posizione pubblica. Così pure il De tranquillitate animi presenta affinità con l’opera di Cicerone, soprattutto in de off. I, 102-104 (sulla necessità di far sottostare l’istinto alla ragione e di mantenere una giusta misura anche nello scherzare). Analogie si riscontrano inoltre in de off. I, 131 (sulla polemica contro la mollitia, da Seneca equiparata ad un comportamento non virile, nat. quaest. VII, 32, 4). E nell’epistola 114 il ritratto negativo di Mecenate, emblema di una rilassatezza di costumi contrastante con il moralismo senecano, costituisce il rovesciamento dei dettami etici del De officiis e scardina l’ottima reputazione di cui godeva Mecenate in età augustea.
Opere:
Link: http://www.edizioniets.it/scheda.asp?N=9788846732316
Sigla autore: Pierini 2012
Titolo: Modelli etici e società da Cicerone a Seneca
Rivista/Miscellanea: Citroni, Mario (a cura di), Letteratura e civitas. Transizioni dalla Repubblica all’Impero. In ricordo di Emanuele Narducci
Luogo edizione: Pisa
Editore: Edizioni ETS
Anno edizione: 2012
Pagine: 211-230
Parole chiave: Héritage - Fortuna - Legacy, Philosophie - Filosofia - Philosophy
Descrizione: [EdC] [Comment] Il presente contributo è inserito nella raccolta dedicata alla memoria di Emanuele Narducci "Letteratura e civitas. Transizioni dalla repubblica all’impero". Riecheggiando volontariamente nel titolo il noto volume di Narducci "Modelli etici e società. Un’idea di Cicerone" (Pisa, 1989), l’A. si propone di esaminare la sopravvivenza del sistema di valori ciceroniano, studiato da parte del collega scomparso, nella produzione letteraria successiva. In particolare il De officiis rappresenta il termine di confronto attraverso il quale l’A. valuta l’evoluzione di "un’estetica del decorum" e la necessità di un modello di comportamento ordinato e regolato secondo un preciso galateo. La teoria morale di Cicerone è inoltre ereditata dai poeti augustei: la mediocritas oraziana è in un certo senso associata "al raffinato esercizio del buon gusto, all’urbanitas che Cicerone teorizzò nell’opera sui doveri" (p. 215) e, in secondo luogo, l’opposizione ovidiana tra urbanitas e rusticitas sembra aver recepito la lezione ciceroniana di un galateo di comportamento, questa volta applicato alla società elegante e raffinata di cui Ovidio si erge a rappresentante. La parte conclusiva del capitolo (pp. 217-229), infine, è incentrata sulla ricezione dell’etica del De officiis nella produzione senecana. L’Ad Polybium risente di echi ciceroniani (de off. II, 44) nella misura in cui il liberto non può dare pieno sfogo al lutto per ottemperare al decorum della sua posizione pubblica. Così pure il De tranquillitate animi presenta affinità con l’opera di Cicerone, soprattutto in de off. I, 102-104 (sulla necessità di far sottostare l’istinto alla ragione e di mantenere una giusta misura anche nello scherzare). Analogie si riscontrano inoltre in de off. I, 131 (sulla polemica contro la mollitia, da Seneca equiparata ad un comportamento non virile, nat. quaest. VII, 32, 4). E nell’epistola 114 il ritratto negativo di Mecenate, emblema di una rilassatezza di costumi contrastante con il moralismo senecano, costituisce il rovesciamento dei dettami etici del De officiis e scardina l’ottima reputazione di cui godeva Mecenate in età augustea.
Opere:
Link: http://www.edizioniets.it/scheda.asp?N=9788846732316
Sigla autore: Pierini 2012