L’oratore allo specchio. I gesti delle passioni secondo Quintiliano

Autore: Petrone, Gianna
Titolo: L’oratore allo specchio. I gesti delle passioni secondo Quintiliano
Rivista/Miscellanea: in Le passioni della retorica, a cura di G. Petrone, Palermo, 2004
Luogo edizione: 2004
Anno edizione: 2004
Pagine: 133-146
Parole chiave: Héritage - Fortuna - Legacy, Rhétorique - Retorica - Rhetorics
Descrizione: L’A. descrive, a partire dall’Institutio oratoria (in particolare dal libro undicesimo), un suggestivo sistema comunicativo che coinvolge non solo passioni e gesti, ma anche espressione linguistica e non-verbale, così come retorica e teatro, trattati quali spazi letterari aperti alla reciproca contaminazione già nella tradizione ellenica. Su questo terreno di scambievoli influssi poggia l’esame di un gesto dell’oratore, quello di femur ferire, di colpirsi il fianco durante l’actio, adatto a trasmettere profonda indignazione. Quintiliano (inst. XI 3, 123; cfr. anche II 12, 10) lo considera una concessione al cattivo gusto accettabile solo in nome della sua efficacia drammatica e, soprattutto, del favore accordato ad esso da Cicerone: in un passo del Brutus (278), infatti, l’Arpinate ricorda un dettaglio della linea difensiva da lui adottata a favore di un suo cliente, Quinto Gallio, accusato di tentato veneficio da Marco Calidio, il quale avrebbe palesato la falsità delle proprie imputazioni attraverso il tono pacato del suo discorso e una compostezza anomala in chi è vittima di simili tentativi di omicidio (lo avrebbe confermato il fatto di non essersi nemmeno percosso la fronte o il fianco). Il macrocontesto delle attestazioni letterarie del gesto in ambito greco-romano ce ne restituisce l’esatta connotazione: una tradizione di lungo corso identificava infatti nel battersi la coscia l’atto tipico di un’oratoria populistica incline al pathos, adottato per primo a Roma dal tribuno Gaio Gracco. Una posa, questa, entrata nella topica sintomatologia della concitazione dell’oratore già ai tempi di Plauto: se ne reperisce infatti la parodia nel Miles gloriosus, dove viene menzionata (v. 212) fra gli atteggiamenti assunti da un pensoso Palestrione, assorto nell’inventio del proprio inganno. [FrMa, Mantelli 2020, p. 222]
Opere:
Sigla autore: Petrone 2004a