Titolo: Cicerone e i giuristi del suo tempo
Rivista/Miscellanea: in: Bretone, Mario, Tecniche e ideologie dei giuristi romani
Luogo edizione: Napoli
Editore: Edizioni Scientifiche Italiane
Anno edizione: 1982
Pagine: 61-88
Parole chiave: Biographie - Biografia - Biography, Droit - Diritto - Law, Prosopographie - Prosopografia - Prosopography
Recensione:
Dai ricordi della giovinezza, quando l’Arpinate apprese il diritto nella casa di Q. Mucio Scevola l’augure, fino al de Officiis, l’Autore mostra il panorama della giurisprudenza del tempo mediante una ricognizione delle opere ciceroniane. La pratica della memoria, appresa dai giuristi a lui contemporanei, e tipica di una società aristocratica, consente a Cicerone di far riemergere dal passato anche le figure dei giuristi alle origini del ius: Manio Manilio, che passeggiava nel foro di attesa di poter porre la sua dottrina al servizio gratuito dei cittadini, P. Mucio Scevola, M. Giunio Bruto e Sesto Elio, l’autore dei Tripertita. In questo quadro si colloca la celebre definizione del de Oratore sulle caratteristiche dell’attività giurisprudenziale, riconducibile al respondere, al cavere e all’agere. Ma nelle opere ciceroniane è la presenza di Rutilio, e soprattutto quella di Servio Sulpicio Rufo che si colgono con maggiore nettezza; quest’ultima spesso idealizzata come il “tipo” del giurista aristocratico, ancor più dei pure citati e celebri Gaio Aquilio o Gaio Trebazio. E se lo stesso Servio appare nelle Lettere ad Attico drammaticamente provato dalle lotte dell’epoca della crisi della res publica, ancora Servio, stavolta attraverso un richiamo implicito, si ripresenta nel de Officiis come il migliore rappresentante di quello splendore della giurisprudenza, ormai tramontato nell’epoca delle guerre civili. [Carlo Pontorieri]
Descrizione: Nuova edizione riveduta del saggio pubblicato su "Quaderni di Storia" nel 1979 (Bretone 1979)Opere:
Sigla autore: Bretone 1982