Il tribuno della plebe Q. Cecilio Metello Nepote impedisce a Cicerone di rivolgere un discorso al popolo al termine del consolato il 29 dicembre 63 e vuole perseguirlo per la condanna a morte dei catilinari. Il 1° gennaio 62 Cicerone contrasta i suoi attacchi in senato e, in seguito ad un nuovo attacco di Metello in una contio il 3 gennaio, Cicerone tiene un discorso al popolo contro di lui. La vera intenzione di Metello Nepote, spalleggiato da Cesare, allora pretore, è quella di far approvare una legge che richiami Pompeo dall’Oriente dandogli pieni poteri contro Catilina. Cicerone è contrario, ma la legge viene lasciata cadere dopo la morte in battaglia di Catilina per il veto di Catone, allora tribuno, grazie al cui intervento sul popolo Cicerone è nuovamente acclamato pater patriae: PLUT. Cic. 23, 2; Cat. min. 26, 2-4; APP. II, 7; D.CASS. XXXVII, 42-43.
Cf. MEYER 1922, 39; GRUEN 1973, 303; CRAWFORD 1984, 95; MITCHELL 2, 69; CRAWFORD 1994, 220-223.
-Metà gennaio - inizio febbraio: Q. Cecilio Metello Celere, fratello di Metello Nepote ed allora proconsole in Gallia Cisalpina, è in forte disaccordo con Cicerone a causa della Contra Metelli contionem. Cicerone gli risponde motivando la sua condotta: fam. V, 1. 2.
Cum Metello Nepote disputatio*
Contra Metelli Nepotis contionem
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