Work type: Cicero - III - Works known by other authors
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Cicerone difese P. Cornelio Dolabella (RE n° 141; MRR 2, 552; MRR Suppl. 19) due volte, nel 52, da accuse capitali non specificate, da cui deve essere stato assolto perché sono note sue attività politiche successive.
I rapporti tra i due non furono mai buoni, nemmeno dopo che nel 50 Dolabella sposò la figlia di Cicerone nonostante le perplessità del padre, che esprime un giudizio positivo, pur con riserve, sul fidanzamento in fam. 2, 25, 2; e dopo il matrimonio scrive, in Att. 7, 3, 12 gener est suavis mihi, Tulliae, Terentiae; seguono elogi all’ingenium e alla humanitas di Dolabella, anche se poi Cicerone aggiunge: reliqua, quae nosti, ferenda.
La situazione tra i due non migliorò nemmeno dopo il processo, date le invettive contro il genero che si possono leggere in un passo delle Filippiche (Phil. 11, 9). Non è molto chiaro il motivo per cui Cicerone accettò di difendere Dolabella, né perché l’orazione non fu pubblicata. Crawford 1984 ipotizza che fosse di scarsa importanza politica e che la questione richiedesse una certa discrezione.
L’esistenza di questa orazione ci è nota da due lettere, una dell’aprile 50 e una del giugno 45 (fam. 3, 10, 1.5; fam. 6, 11, 1) e dal passo delle Filippiche sopra citato.
Bibliografia: Crawford 1984 = J. W. Crawford, M. Tullius Cicero: The lost and unpublished orations, Göttingen 1984, n° 76-77.
Keywords: Droit - Diritto - Law