De natura deorum

Titolo: De natura deorum
Tipo opera: Cicerone - I - Opere
Descrizione: Opera filosofica in forma di dialogo articolato in tre libri scritti a partire dall'agosto del 45 e dedicati a M. Bruto (Att. 13, 8. 38, 1. 39, 2; Div. II, 3).
Condotto secondo la tecnica della dialettica accademica, il trattato propone un'esposizione critica sulla natura del divino nella dottrina stoica ed epicurea. L'esposizione della teologia epicurea e di quella stoica sono affidate rispettivamente a Gaio Velleio e a Lucio Balbo. Il discorso di Velleio occupa la prima parte del libro primo e comprende: un attacco al Platonismo e allo Stoicismo, un excursus storico della filosofia da Talete a Diogene, un'esposizione della teologia epicurea. La dottrina stoica è invece l'oggetto del discorso di Balbo; contenuta nel secondo libro essa procede secondo il seguente schema: dimostrazione dell'esistenza degli dei; descrizione della loro natura, dimostrazione di come sul mondo e sulla vita degli uomini eserciti il suo influsso la cura provvidenziale degli dei. All'accademico Cotta spetta il compito di ridicolizzare le approssimazioni e l'antropomorfismo epicurei. Cotta, inoltre, sottopone a critica il provvidenzialismo stoico insieme con la sua fiducia nell'ordine immanente dell'universo. Come sempre è l'Epicureismo ad uscire completamente sconfitto. Sono elogiate, invece, la serietà e la dignità dello Stoicismo. [Monica Giannone]
Parole chiave: Philosophie - Filosofia - Philosophy
Riferimenti storici:

La data fittizia della conversazione che si immagina tenuta presso la villa di Cotta è compresa tra 77-75 (tra il ritorno dall’Oriente e la questura in Sicilia). Gli interlocutori sono C. Velleio (personaggio altrimenti ignoto, se si esclude un riferimento del De Oratore in cui compare come amico dell’oratore Licinio Crasso [3, 78]); Q. Lucilio Balbo (vi si allude nel passo appena citato, allorché si parla di duo Balbi aderenti allo Stoicismo); C. Aurelio Cotta (ammirato da Cicerone per le sue capacità oratorie, è il personaggio meglio noto: esiliato nel 90, rientrato a Roma nel 82, console nel 75, proconsole in Gallia); infine lo stesso Cicerone. [Monica Giannone]


Bibliografie: