Auteur: Mantovani, Dario
Titre: Cicerone storico del diritto
Revue/Collection: "Ciceroniana" nuova serie XIII
Annèe edition: 2009
Pages: 297-365
Mots-clès: Politique - Politica - Politics
Description: Alla ricerca di una coscienza storica nel diritto romano, oltre all’eccezione costituita dall’opera di Pomponio, non si può non guardare anche alla prestazione ciceroniana. Sono infatti molti i luoghi nell’opera dell’Arpinate il cui il diritto diviene oggetto di una analisi, che istaurando una distanza tra il presente e il passato, si può considerare almeno embrionalmente storica. L’interesse ciceroniano, anche militante, per la storia andò crescendo nel suo ultimo decennio di vita, nell’ambito del suo più ampio progetto di adeguare la letteratura latina alla greca, spaziando largamente tra la storia politico-militare, i riti, gli usi e i costumi privati e pubblici, le prassi costituzionali, le istituzioni e la legislazione, mentre distinto rimaneva l’ambito del ius civile. Sotto quest’ultimo profilo, il discorso di Crasso nel De oratore appare illuminante: la conoscenza del ius è ritenuta utile per ricavare nozioni antiquarie e lessicali, rintracciandosi nelle antiche norme le parole e le consuetudini degli antenati; oppure si presenta come strumento per la conoscenza della scienza politica, ritrovandosi nelle XII tavole il fondamento delle istituzioni della civitas; ma la conoscenza del diritto appare necessaria, perchè nel ius civile e nelle leges è possibile rinvenire anche i concetti filosofici che sono alla base dell’etica. Mantovani osserva come in realtà tale ordine tripartito si sarebbe ritrovato poi applicato dallo stesso Cicerone nel De legibus: nelle sue analisi di ordine antiquario, in particolare nella esposizione delle leges sul ius deorum Manium; ma anche nella prospettiva filosofica della sua stessa gnoseologia giuridica, attraverso il rapporto tra le XII tavole e la natura, intesa come ragione che governa il cosmo. In altre occasioni invece la storia del diritto sarebbe diventata immediatamente l’oggetto dell’interesse ciceroniano, come nel caso dell’editto di Lucullo, dove l’oratore definisce una relazione tra evoluzione sociale e riforme giuridiche. Nella analisi della storia della fenomenologia giuridica, Cicerone lascia scoprire anche la sua visione della storia come più ampia vicenda della civilizzazione umana e le sue opinioni in materia di teoria politica. Lo stesso schema storiografico, con la descrizione di una parabola ideale della storia della giurisprudenza romana ordinato teleologicamente verso un ius che sia ordinato come ars (operazione epagogica che Cicerone già aveva compiuto per il diritto all’altezza del De legibus e che ritroviamo nella storia dell’oratoria nel Brutus), probabilmente era stata seguita da Cicerone anche nel De iure civili in artem redigendo. La coscienza storica di Cicerone risente quindi spesso di una forte tensione teorica, tipica della storiografia antica, e la nostra dipendenza da Cicerone fa sì che a volte anche la nostra storia del diritto romano non sia che la visione ciceroniana della storia del diritto.
Oeuvres:
Liens: https://doi.org/10.13135/2532-5353/1444
Sigle auteur: Mantovani 2009
Titre: Cicerone storico del diritto
Revue/Collection: "Ciceroniana" nuova serie XIII
Annèe edition: 2009
Pages: 297-365
Mots-clès: Politique - Politica - Politics
Description: Alla ricerca di una coscienza storica nel diritto romano, oltre all’eccezione costituita dall’opera di Pomponio, non si può non guardare anche alla prestazione ciceroniana. Sono infatti molti i luoghi nell’opera dell’Arpinate il cui il diritto diviene oggetto di una analisi, che istaurando una distanza tra il presente e il passato, si può considerare almeno embrionalmente storica. L’interesse ciceroniano, anche militante, per la storia andò crescendo nel suo ultimo decennio di vita, nell’ambito del suo più ampio progetto di adeguare la letteratura latina alla greca, spaziando largamente tra la storia politico-militare, i riti, gli usi e i costumi privati e pubblici, le prassi costituzionali, le istituzioni e la legislazione, mentre distinto rimaneva l’ambito del ius civile. Sotto quest’ultimo profilo, il discorso di Crasso nel De oratore appare illuminante: la conoscenza del ius è ritenuta utile per ricavare nozioni antiquarie e lessicali, rintracciandosi nelle antiche norme le parole e le consuetudini degli antenati; oppure si presenta come strumento per la conoscenza della scienza politica, ritrovandosi nelle XII tavole il fondamento delle istituzioni della civitas; ma la conoscenza del diritto appare necessaria, perchè nel ius civile e nelle leges è possibile rinvenire anche i concetti filosofici che sono alla base dell’etica. Mantovani osserva come in realtà tale ordine tripartito si sarebbe ritrovato poi applicato dallo stesso Cicerone nel De legibus: nelle sue analisi di ordine antiquario, in particolare nella esposizione delle leges sul ius deorum Manium; ma anche nella prospettiva filosofica della sua stessa gnoseologia giuridica, attraverso il rapporto tra le XII tavole e la natura, intesa come ragione che governa il cosmo. In altre occasioni invece la storia del diritto sarebbe diventata immediatamente l’oggetto dell’interesse ciceroniano, come nel caso dell’editto di Lucullo, dove l’oratore definisce una relazione tra evoluzione sociale e riforme giuridiche. Nella analisi della storia della fenomenologia giuridica, Cicerone lascia scoprire anche la sua visione della storia come più ampia vicenda della civilizzazione umana e le sue opinioni in materia di teoria politica. Lo stesso schema storiografico, con la descrizione di una parabola ideale della storia della giurisprudenza romana ordinato teleologicamente verso un ius che sia ordinato come ars (operazione epagogica che Cicerone già aveva compiuto per il diritto all’altezza del De legibus e che ritroviamo nella storia dell’oratoria nel Brutus), probabilmente era stata seguita da Cicerone anche nel De iure civili in artem redigendo. La coscienza storica di Cicerone risente quindi spesso di una forte tensione teorica, tipica della storiografia antica, e la nostra dipendenza da Cicerone fa sì che a volte anche la nostra storia del diritto romano non sia che la visione ciceroniana della storia del diritto.
Oeuvres:
Liens: https://doi.org/10.13135/2532-5353/1444
Sigle auteur: Mantovani 2009