Att. XVI, 3, 1: Idem sÀntagma misi ad te retractatius, et quidem ‡rcÐtupon ipsum crebris locis inculcatum et refectum.
-Questo accenno è da riferirsi:
Al De gloria: SH 1, 513; TP 5, 386; HÄFNER 1928, 59; SB Att. 6, 289; BRINGMANN 1971, 199; FEDELI 1973, 410; GARBARINO (CSC), 60; FUHRMANN 244 | |
Al De amicitia: BÜCHNER 1964, 424-425. Si rifiuta l’ipotesi De gloria, poiché non è credibile che Cicerone sottoponga quest’opera ad una profonda revisione il 17 luglio al Pompeianum e non si accorga di aver usato il medesimo proemio per la seconda volta sino al 25 luglio, quando è già in viaggio per nave (Att. XVI, 6, 4). E se ciò fosse mai successo, Cicerone ne avrebbe almeno fatto cenno ad Attico. L’unica opera che nell’anno 44 è sicuramente rielaborata è il De amicitia. | |
Al De senectute: FALCONER 1923, 324-325. Ne consegue che l’opera non viene pubblicata sino al 17 luglio 44. |