5 agosto 70
Accusa contro C. Verre in un processo per concussione (lex Cornelia de repetundis) di fronte al pretore M.’ Acilio Glabrione: Ver. I, 31; II, 1, 19.
Edizioni: KLOTZ (T); PETERSON (OCT); LA VILLE DE MIRMONT (BL); BELLARDI (UT) 1; GREENWOOD (L).
Cf. LANGE 1876, 3, 195; ZIELINSKI 1893, 258-259; KÜBLER 1895, 471; HOLM 1898, 3, 422-437; CUCHEVAL 1902, 1, 89-94; BARDT 1904, 643-648; GRANRUD 1913, n° 148; COWLES 1917, 204; PETERSSON 133-135; HUMBERT 1925, 206; DG 5, 331. 338--343; CIACERI 1, 72-74; MARINONE 1950, 5; HABERMEHL 1958, 1624-1631; BÜCHNER 1964, 128-129; 139-144; GELZER 1969, 41-44; KUMANIECKI 1972, 126; ALEXANDER 1976, 46-53; ALEXANDER 1990, n° 177; CARCOPINO 1990, 56-59; MITCHELL 1, 107; SCUDERI 1996; FUHRMANN 67-68; RIGGSBY 1999, 176; MARINONE a. 70 B4.
-Cicerone innova la procedura, passando subito all’escussione dei testi, per controbattere la tattica dilatoria della difesa. Cf. CIACERI 1, 73-74; MITCHELL 1, 107.
-C. Verre è difeso da Q. Ortensio Ortalo, affiancato da Q. Cecilio Metello Pio Scipione Nasica e L. Cornelio Sisenna: Brut. 319; Ver. I, 54; PLUT. Cic. 7, 8. -ALEXANDER 1976, 46-53; ALEXANDER 1990, 90 n. 2: Sulla base di QUINT. X, 1, 22-23, si ritiene che Ortensio, rimasto a Roma dopo la fine dell’actio I a differenza del suo assistito, tenga il discorso di difesa, probabilmente breve, nonostante l’affermazione contraria di orat. 129 (G in DG 5, 331. 343). Tale discorso non si riferisce all’escussione di un teste o alla litis aestimatio (come ritiene GELZER 1969, 43) e non è da datarsi al 6 agosto (così secondo HUMBERT 1925, 206, sulla base di Ver. II, 1, 20).
Divinatio svoltasi per scegliere l’accusatore Libello scritto da Cicerone per l’actio II
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