Fine novembre -
inizio dicembre 43: Cicerone abbandona il Tusculanum e dopo molte
incertezze giunge al Formianum: LIV. in SEN. suas. 6, 17; PLUT.
Cic.
47, 1-7; APP. B.C. IV, 19, 73.
Cf. DG 6, 297.
324-326. 674; CIACERI 2, 375; GELZER 1969, 407-408; SB 1971, 275-278; STOCKTON
331-332; KUMANIECKI 1972, 558-559; MITCHELL 2, 323-324; FUHRMANN 306; WRIGHT
2002, 447-448; MARINONE a. 43 A.
-La ricostruzione
degli ultimi giorni di vita e della morte
di Cicerone segue di solito il racconto di Plutarco, più ricco di particolari e
tradizionalmente ritenuto il più fededegno perché si suppone si basi sulla
testimonianza oculare di Tirone. Vi sono tuttavia differenze con le altre
fonti sull’itinerario seguito:
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PLUT. Cic. 47, 1-7:
Cicerone parte alla volta di Astura con il fratello ed il
nipote con l’intenzione
di recarsi nella provincia di Macedonia da M.
Bruto, dove intanto è ritornato
il figlio Marco. Durante il tragitto
si separa dal fratello
e, giunto ad Astura, si imbarca subito alla volta del Circeo. Mutata idea, torna
dal Circeo per via di terra prima verso Roma, poi nuovamente ad Astura, dove
passa la notte. Da qui per via mare si reca a Gaeta, da dove si trasferisce al
Formianum. |
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LIV. in SEN. suas. 6,
17: Dal Tusculanum Cicerone si reca transversis itineribus a Formia, con l’intenzione
di imbarcarsi nel porto di Gaeta; dopo alcuni infruttuosi tentativi di prendere
il largo, torna a terra e si avvia in lettiga alla sua villa, poco distante dal
mare. |
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APP.
B.C. IV, 19, 73:
Cicerone per mare giunge a Gaeta [corr.; Capua codd.], da dove si reca alla
villa che possedeva nelle vicinanze. |
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