Poema in tre libri, di cui restano solo testimonianze: Att. IV, 8 a, 3; fam. I, 9, 23; Q.f. II, 7, 1. 15, 5; III, 1, 24.
Edizioni: MOREL (T) 7; TRAGLIA (CSC) A 12-17; SOUBIRAN (BL) 33-41; 247-248.
Cf. FRIEDRICH 1884, XVI; PETER (T), VII n. 1; TP 2, 86. 93; HEIKEL 1912, 35-36; SH 1, 536; HÄFNER 1928, 63-64; DG 6, 17; EWBANK 1933, 16-19; CARCOPINO 1947, 1, 401; JACHMANN 1950, 245-247; BÜCHNER 1964, 296 (= RE 1250-1253); TOWNEND 1965, 120; WISEMAN 1966, 110; GELZER 1969, 173 n. 52; SB 1971, 91; KUMANIECKI 1972, 324; GRIMAL 1984; PHILLIPS 1986, 230-231; GLUCKER 1988, 6-9; HARRISON 1990, 458-460; MITCHELL 2, 195; COURTNEY 1993, 173-174; FUHRMANN 156; BYRNE 1998, 129; 132-133; MARINONE a. 54 B15.
-Il poema, forse mai ultimato o pubblicato, è la continuazione del De consolatu suo e doveva probabilmente concludersi con il ritorno di Cicerone dall’esilio.
Testimonianze
-Q.f. II, 15, 5: Cicerone, dopo aver sottoposto il primo libro al giudizio di Cesare (Quo modo [...] de nostris versibus Caesar? Nam primum librum se legisse scripsit ad me ante), non è convinto della sincerità del giudizio lusinghiero espressogli direttamente da lui e chiede al fratello Quinto, alla conclusione della spedizione in Britannia, di appurare la verità e di comunicargliela senza imbarazzi.
-Q.f. III, 1, 24: Cicerone comunica al fratello l’intenzione di modificare l’opera, aggiungere al secondo libro un intermezzo (embolium) su A. Gabinio e L. Calpurnio Pisone Cesonino. -Fam. I, 9, 23: Cicerone è ancora incerto se pubblicare l’opera e dubita di poterne inviare una copia a Lentulo Spintere in modo riservato (si quem cui recte committam invenero).
-Le testimonianze addotte per gli anni 56 e 55 non si riferiscono esplicitamente all’opera in questione:
-PETER (T), VII n. 1: Si individua un accenno all’opera anche in Att. IV, 11, 2.
-GLUCKER 1988, 6-9: In fam. X, 1, 1; Br. I, 15, 5; off. III, 121; red. pop. 10; red. sen. 34; Sest. 52 si individuano altre allusioni al De temporibus suis.
Datazioni
-FRIEDRICH 1884, XVI: Anno 55. -HÄFNER 1928, 64 n. 2: Opera quasi ultimata nell’autunno 56. Nell’anno 54 una copia è spedita a Cesare, ma l’opera non viene mai completata e pubblicata da Cicerone. -DG 6, 17: Opera scritta dopo la partenza di P. Cornelio Lentulo Spintere per il proconsolato in Cilicia (fam. I, 9, 23), terminata prima del ritorno di A. Gabinio dalla Siria a settembre 54 (Q.f. III, 1, 24). -EWBANK 1933, 16-19: opera divulgata già nel 55, supponendo che i versi citati in Pis. 72 appartenessero al De temporibus suis*. -BÜCHNER RE 1252: Scritto composto negli anni 56/54 (più probabilmente a febbraio 55, sulla base di Q.f. II, 7, 1); contro HÄFNER 1928, 64 si ritiene che l’opera sia stata effettivamente pubblicata, individuando un accenno in [SAL.] In Cic. 3. -TOWNEND 1965, 120: Circa 5 o 6 anni dopo i fatti del 63. -WISEMAN 1966, 110: A dicembre 54 Cicerone decide di non pubblicare l’opera. -GELZER 1969, 173: Si avanza l’ipotesi che Cicerone lavori all’opera ad Anzio nell’estate del 56. -GRIMAL 1984: Fine anno 56. -PHILLIPS 1986, 230-231: Versione del Per± tÒv Ãpate°av. -HARRISON 1990, 458-460: Si esprimono dubbi sull’esistenza stessa dell’opera: le testimonianze di Cicerone addotte implicano che l’opera sia rimasta se non altro inedita. -FUHRMANN 156: Negli anni immediatamente successivi all’incontro di Lucca [a. 56] Cicerone si dedica alla composizione, tra l’altro, del De consulatu suo e dopo del De temporibus suis, opera che forse spedisce a L. Lucceio come fonte per il poema epico su di lui. -MITCHELL 2, 195: Cicerone inizia ad occuparsi dell’opera a gennaio 55 e a febbraio dello stesso anno completa il primo libro. -COURTNEY 1993, 174: Opera mai completata e pubblicata.
De temporibus suis* e De consolatu suo
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